Le ultime novità sulla Legge di Bilancio 2025 tra anticipazioni, indiscrezioni e prime ipotesi sui numeri complessivi
Protagonista indiscussa del dibattito fiscale (e politico) degli ultimi giorni è sicuramente la Legge di Bilancio 2025.
Si muovono, infatti, i primi passi del cantiere che darà l’avvio all’iter parlamentare della Manovra con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Disegno di Legge di Bilancio.
Diverse le riconferme e le novità: dal taglio del cuneo fiscale e all’IRPEF a tre aliquote portate a livello strutturale passando per il bonus bebè da 1.000 euro per i nati dal prossimo 1° gennaio.
Nel testo sono presenti misure per famiglie e imprese, ma si dovrà attendere l’ultima parola dal Parlamento.
Parallelamente proseguono le novità in tema di concordato preventivo biennale, nonostante la scadenza per l’adesione sia ormai alle porte, con diverse associazioni di categoria (sindacati dei commercialisti, istituto nazionale tributaristi) sul piede di sciopero o comunque pronte a farsi sentire ancora nei prossimi giorni.
Ultime novità sulla Legge di Bilancio 2025
Nella settimana appena trascorsa, che analizziamo insieme in questo approfondimento, è entrata nel vivo la discussione sulla Legge di Bilancio 2025.
Nella tarda serata di martedì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL di Bilancio, il testo che rappresenta il punto di partenza dell’iter parlamentare che deve portare all’approvazione della Manovra, il cui termine come ogni anno scadrà il prossimo 31 dicembre.
Nella mattinata del giorno successivo, mercoledì 16 ottobre, diverse anticipazioni oltre a quelle già diffuse con il comunicato stampa del governo sono arrivate nel corso della conferenza stampa di presentazione del testo approvato.
Il nutrito pacchetto di misure, del valore di circa 30 miliardi di euro, è composto da alcune conferme e diverse novità.
Tra le prime ci sono sicuramente:
- il taglio del cuneo fiscale e contributivo, che prenderà una nuova impostazione anche per lavoratori con retribuzioni fino a 40.000 euro;
- l’IRPEF a tre aliquote, e relativi scaglioni di reddito. A riguardo si dovrà attendere il verdetto sul concordato preventivo biennale, altra misura che ha continuato a far parlare di sé, per un’eventuale ulteriore riduzione.
Tra le novità si segnalano invece:
- le detrazioni, che saranno rimodulate e ridotte, soprattutto per i redditi medio alti;
- il cd “pacchetto natalità”, che prevede come novità il cosiddetto “bonus bebè” da 1.000 euro per i nuovi nati da nuclei familiari con ISEE fino a 40.000 euro;
- l’allungamento a tre mesi dei congedi parentali all’80 per cento;
- la conferma della carta dedicata a te e le nuove regole sull’assegno unico che sarà escluso dal calcolo dell’ISEE.
La Legge di Bilancio 2025 aumenterà la pressione fiscale complessiva?
Di solito in questa parte dell’anno ci si chiede se la Manovra per l’anno successivo finalmente ridurrà in modo complessivo la pressione fiscale. Oppure se alcune categorie saranno avvantaggiate rispetto ad altre.
Rispondere a questa domanda è sempre complesso perché il groviglio di norme che caratterizza il nostro sistema rende complessi i calcoli.
Ad ogni modo, a più riprese l’Esecutivo ha evidenziato a più riprese che la nuova Manovra non aumenterà le tasse per i contribuenti.
Tale affermazione deve essere ben ponderata per due ordini di ragioni.
La prima è che in effetti ci sono alcune misure che aumentano palesemente la tassazione per specifiche categorie di contribuenti, si veda ad esempio la misura sulle criptovalute, che porterà la ritenuta sulle plusvalenze dal 26 al 42 per cento.
Inoltre, ci sono misure che, pur non intervenendo aumentando direttamente le imposte, produrranno effetti che di fatto peggiorano la situazione di alcune categorie di contribuenti.
Si pensi, ad esempio, alla riduzione e rimodulazione delle detrazioni fiscali IRPEF, dalle quali il Governo si attende circa 1 miliardo di euro (parole del vice ministro MEF Maurizio Leo, rilasciate recentemente in un’intervista al Sole24Ore). Se si taglia un miliardo di euro di sconti fiscali è chiaro che alcune categorie di contribuenti pagheranno maggiore IRPEF.
Stando alle prime indiscrezioni, il taglio di questi sconti fiscali (le ormai famose tax expenditures) dovrebbe prendere forma tenendo conto di tre fasce di reddito del singolo contribuente:
- fino a 8.000 euro per i redditi fino a 50.000 euro;
- fino a 6.000 euro per i redditi tra 50.000 e 100.000 euro;
- fino a 4.000 euro per i redditi oltre i 100.000 euro (con cui si dovrà, probabilmente, coordinare anche la riduzione graduale dei benefici per chi supera i 120.000 euro).
Si pensi, ancora, alla mancata proroga tout court del bonus ristrutturazione, che manterrà un accesso alla detrazione del 50 per cento esclusivamente per i lavoratori che effettuano interventi sulla prima casa. Per gli altri la percentuale sarà ridotta al 36 per cento, riducendo di fatto anche lo “sconto IRPEF” previsto per le spese che saranno sostenute nel 2025.
Vengono, invece, confermate le riduzioni fiscali già previste per i redditi di lavoro dipendente, che diventano strutturali per cuneo fiscale e contributivo e aliquote IRPEF. Con un ulteriore fattore da considerare, ovvero il rinnovo delle soglie di non tassabilità dei fringe benefit e la proroga per la riduzione della tassazione sui premi di risultato.
Quindi, tirando un po’ le somme e fermo restando che sono tutte ipotesi:
- da un lato si prevedono maggiori imposte per il settore criptovalute e per i redditi soggetti ad IRPEF superiori a certe soglie (per effetto della riduzione delle detrazioni fiscali e dei bonus edilizi);
- dall’altro vengono confermate alcune agevolazioni fiscali provvisorie sui redditi di lavoro dipendente, ovvero riduzione del cuneo fiscale e rimodulazione delle aliquote IRPEF, che diventano strutturali dal 2025.
Si può quindi dire che al momento le attuali ipotesi sulla struttura complessiva della Legge di Bilancio 2025 porteranno verosimilmente ad un ulteriore aumento complessivo della pressione fiscale.
Qui forse pesa anche una valutazione (politica) di prospettiva del Governo. È possibile che l’Esecutivo voglia concentrare i maggiori e più (evidenti) benefici fiscali per l’ultima Manovra pre elezioni politiche del 2027. Mentre provi, nel frattempo, a far digerire al Paese delle Leggi di Bilancio prudenti e all’insegna del rispetto dei parametri concordati con l’Unione Europea e (di fatto) coi mercati. Leggi di Bilancio che potrebbero essere scritte da qualsiasi “Governo tecnico” di montiana memoria.
Leggi di Bilancio che:
- riducono timidamente la spesa pubblica, azione sempre sacrosanta se parliamo di spesa pubblica improduttiva e sprechi ovviamente;
- provano a ridurre timidamente la pressione fiscale sui redditi bassi (purtroppo il famoso intervento sul ceto medio e le imprese ancora non ha visto concretamente la luce);
- introducono diversi strumenti di incentivo alla permanenza al lavoro, provando così a ridurre la spesa per le pensioni di breve e medio termine.
Anche perché al momento i sondaggi politici evidenziano come il consenso nei confronti dei partiti dell’attuale maggioranza sia lo stesso delle elezioni 2022, quindi in questa fase si può osare.
Concordato preventivo biennale partite IVA: continuano ad arrivare novità a due settimane dalla scadenza per l’adesione
Le novità sul concordato preventivo biennale sono state coperte dall’ombra di quelle relative alla Legge di Bilancio.
Senza l’approvazione del DDL, tuttavia, sarebbero state maggiormente al centro del dibattito.
Sono principalmente tre le notizie che hanno riguardato il patto tra Fisco e contribuenti.
La prima riguarda le novità che saranno inserite all’interno del Decreto Fiscale collegato alla Legge di bilancio.
La seconda e la terza riguardano l’Agenzia delle Entrate.
L’Amministrazione finanziaria ha approvato i codici tributo per versare le somme relative al cosiddetto ravvedimento speciale, anticipando addirittura il provvedimento relativo alla misura.
La terza riguarda le nuove FAQ diffuse sul portale istituzionale lo scorso 17 ottobre. I chiarimenti continuano ad arrivare, nonostante manchi meno di due settimane dalla scadenza per l’adesione al patto con il Fisco.
Segnali che meriterebbero una riflessione seria, soprattutto sulle modalità con cui si sta sviluppando il percorso del nuovo strumento.
I professionisti lamentano una corsa contro il tempo per mettere al corrente i propri assistiti e hanno chiesto a più riprese la proroga della scadenza.
Necessità evidenziata anche da Assosoftware, l’associazione nazionale produttori di software di Confindustria, che nel comunicato stampa dello scorso 14 ottobre denuncia:
“Le novità normative e di prassi che sono intervenute nel Concordato Preventivo Biennale (da ultimo il Decreto “correttivo” nr. 182/2024 del 5 agosto e a seguire la Circolare esplicativa di Agenzia delle Entrate nr. 18/E del 18 settembre) hanno modificato in corsa scadenze e regole di calcolo costringendo i produttori di software in una complicata rincorsa nell’adeguare gli strumenti software usati da professionisti e intermediari, in alcuni casi senza poter integrare in modo completo ed automatico le nuove funzioni all’interno del flusso procedurale, per mancanza di tempo, per la complessità intrinseca della norma e per l’assenza di tempestivi chiarimenti interpretativi … Solamente integrando le novità normative nel flusso procedurale dei software gestionali si può automatizzare le attività degli operatori incidendo in modo significativo nell’efficienza del lavoro e quindi riducendo le tempistiche complessive; siamo convinti che con una maggiore collaborazione con il Governo e gli Enti competenti potremo dare un contributo ancor più significativo per l’attuazione della Riforma Fiscale.
Siamo ancora in tempo per i prossimi capitoli che ci attendono, ma il metodo deve essere coerente con gli obiettivi che si intendono perseguire”
Il governo al momento ha tuttavia chiuso ad ogni ipotesi di rinvio della scadenza, sulla base di motivazioni tecniche.
Intanto, tra non molto si potrà stimare l’effettiva partecipazione da parte dei contribuenti alla misura.
Anche in questo caso è presto per fare bilancio ma il percorso del concordato preventivo biennale si può senza dubbio definire “travagliato”, considerando il susseguirsi di novità normative, l’incertezza legata alle procedure per il calcolo e all’applicazione delle norme e il poco tempo a disposizione per i contribuenti per valutare l’adesione con cognizione di causa.
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