diPaolo Cuozzo
In caso di rimodulazione dei fondi decisa dall’Europa, quindi di allungamento dei tempi oltre il 2026, l’idea è di intervenire sulla zona circostante di piazzale Tecchio e dei parcheggi sotterranei. Un po’ come il modello-Firenze
Il tema è al centro del dibattito lungo l’asse Governo-Comune-Calcio Napoli. La riqualificazione del Maradona è ormai argomento centrale delle discussioni tra il ministro dello Sport, Andrea Abodi, il sindaco Gaetano Manfredi e il presidente Aurelio De Laurentiis. Anche se sulla questione si registrino continui «stop and go», sotto traccia si lavora ad una soluzione.
Tre sono le posizioni sul tappeto che si cerca di fa convergere: quella del Governo, che non immagina una Napoli rimasta fuori dalla scelta Uefa sulle cinque città italiane ospitanti gli Europei di calcio del 2032, decisione che ci sarà ad ottobre 2026; quella di De Laurentiis, che è l’unico soggetto-gestore dello stadio Maradona, che vuole la proprietà dello stadio e con il quale la legge prevede di poter procedere con il project financing; e quella del sindaco Manfredi, in quanto tale «proprietario» dello stadio, che può affidare lo stadio al Napoli per 99 anni, magari anche inserirlo tra gli immobili da alienare del tutto, ma solo in presenza di progetto approvato dal Consiglio comunale comprensivo di coperture finanziarie e che preveda anche un’alternativa per la pista di atletica che non sarebbe più fruibile e che allo stato viene utilizzata da tante società sportive.
La novità di queste ultime ore è un po’ quella rappresentata dal modello-Firenze, dove il Comune, per riqualificare la zona circostante lo stadio, quella di Fiesole, ha approvato progetti finanziati con 130 milioni del Pnrr.
A Napoli le scelte sono state diverse e i fondi del Pnrr hanno finanziato altri interventi. Ma tutti a Palazzo San Giacomo si dicono convinti che il Pnrr sarà rimodulato, nei tempi e nei contenuti, e che i fondi a disposizione (che potrebbero essere anche di più se l’Europa procederà con nuovi finanziamenti) eventualmente non impiegati potrebbero essere usati per intervenire su piazzale Tecchio e dintorni. Non direttamente sullo stadio – perché la cosa non è consentita dalle regole del Pnrr – ma eventualmente sulla Mostra d’Oltremare, che potrebbe per esempio ospitare la pista di atletica e le palestre; per la realizzazione dell’albergo alle spalle della curva A, prevista dal Prg della città; e per l’apertura dei 350 parcheggi sotterranei mai aperti dai tempi di Italia 90.
Tutto ciò si potrebbe fare. E sarebbe moltissimo. Tanto più che per l’Uefa, lo stadio, anche così com’è, risponde già a requisiti determinanti: ha spazi esterni sufficienti; è servito da metropolitane e ferrovie; è adiacente la tangenziale; ha l’ospedale San Paolo a ridosso. Parametri fondamentali già esistenti. Così come le dimensioni, atteso che all’appello mancano – oltre Roma, Torino e Milano – stadi da 50mila posti circa. A tutto ciò, il governo consentirebbe la garanzia «Sace» per l’eventuale prestito bancario che la società sportiva – in questo caso, il Calcio Napoli – dovrebbe accollarsi per intervenire all’interno dello stadio. Il governo, da quanto trapela da Palazzo Chigi, potrebbe dar vita anche da un «fondo-stadi» per sostenere le opere di realizzazione ex novo o di riqualificazione, che interessano tante città italiane. E nei prossimi giorni della cosa se ne discuterà nuovamente a Roma in un nuovo tavolo che dovrebbe essere convocato. Forse anche prima che il ministro Fitto -che ha la delega al Pnrr – si trasferisca a Bruxelles con i galloni di vicepresidente esecutivo. Sempre con la delega al Pnrr.
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