diGiulio Gori
A Firenze cresce l’allarme per la difficoltà a trovare casa. Studenti obbligati a lasciare l’appartamento nel weekend per fare posto ai turisti
Ormai anche le famiglie si «studentizzano». È con questo neologismo che Laura Grandi, segretaria del sindacato inquilini Sunia, racconta come famiglie di italiani, incapaci di sostenere un affitto carissimo a Firenze, siano costrette ad andare a convivere nello stesso appartamento con altre famiglie di sconosciuti.
Il caso più recente, racconta Grandi, riguarda una coppia con due figli, che condivide cucina, sala da pranzo e gabinetto con una coppia senza figli. «Non si conoscevano, per fortuna sino ad ora si sono trovati bene».
A Firenze sono ventimila le famiglie — la stima del Sunia è relativa al 2023 — alla ricerca disperata di un’abitazione, in una città in cui gli Airbnb hanno ridotto il patrimonio abitativo disponibile e hanno spinto verso l’alto anche il prezzo delle case ancora rivolte agli affitti di medio-lungo periodo.
Un altro effetto è che ora, giocoforza, molti guardano oltre Firenze: «Ma anche nella Piana i prezzi si sono impennati. In tanti ormai vanno a vivere a Montelupo, a Figline Valdarno. Ma, di conseguenza, anche lì, i prezzi crescono: così a Montelupo un affitto che fino a pochi anni fa costava 400 euro al mese, oggi è salito a 6-700», racconta Grandi.
Non tutti però possono permettersi di vivere lontano dalla città. Specie perché tra bar, ristoranti, hotel e Airbnb, gli orari dei lavoratori spesso non sono quelli da ufficio. Al Sunia, citano il caso della barista che aveva trovato casa a Castelfiorentino ma ha dovuto rinunciare perché, a seconda dei turni, deve alzare la saracinesca alle 6 di mattina o abbassarla alle 23, quando i mezzi del trasporto pubblico extraurbano sono fermi.
Casi estremi e case «condivise» con i turisti
Così, italiani e stranieri cercano ogni tipo di soluzione per provare a rimanere a Firenze. Il Corriere Fiorentino, lo scorso agosto, aveva raccontato il fenomeno dei «bassi» alla napoletana di via dei Pepi. Ma succede anche in periferia: «In via delle Panche ci sono famiglie italiane che vivono in stanze al piano terra senza abitabilità e, incredibile, hanno contratti d’affitto regolari — dice ancora Grandi — In via del Ponte alle Mosse, nei negozi chiusi, stanno spuntando case abitate da stranieri con contratti in nero».
I proprietari possono inventarsi di tutto, come imporre a studenti in affitto di occupare casa solo da lunedì al venerdì, per lasciare posto ai turisti nei fine settimana.
Nel 2023 il 60% di chi si è rivolto al Sunia era italiano. Ma se si limita il discorso a chi cerca casa, il quadro si ribalta e il 60% è straniero: «Non c’è solo un problema di discriminazione, ma anche di garanzie richieste. Chi non ha la famiglia qui e nessuno che gli possa fare da garante, spesso si sente dire di no».
Per alcuni è ancora più difficile
Le esecuzioni degli sfratti sono invece in calo: 100 al mese, contro le 130 dell’inizio dello scorso anno. Ma secondo Grandi, «nel 2023 si dovevano recuperare i ritardi accumulati in pandemia. E ora ci sono le elezioni e forse c’è più cautela. Ma in Tribunale ci sono 200 convalide di sfratto al mese, il 10% in più dell’anno scorso».
Il quadro non è confortante. Un gruppo di associazioni (Cospe capofila) lavora nell’ambito del progetto europeo Asap per creare un fondo economico di garanzia per le persone vulnerabili in cerca di alloggio. «Questa iniziativa vuole essere un contributo — dice Camilla Bencini del Cospe — Ma serve anche una presa in carico della politica e delle amministrazioni locali».
Quanto alla Regione, il suo Piano Casa prevede 39 milioni per nuove case popolari in tutta la Toscana, più altri 10 per le ristrutturazioni (oltre a ulteriori 20 collegati al Pnrr): «Ma stiamo lavorando solo con risorse regionali, il governo ha azzerato tutto, compreso il contributo affitti che per noi valeva 20 milioni all’anno», commenta l’assessora regionale alla Casa, Serena Spinelli.
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